sexta-feira, 1 de maio de 2020

Le autopsie di Bergamo:”il problema principale non era il coronavirus”




di Cesare Sacchetti

Inizia ad emergere la verità su cosa è realmente accaduto a Bergamo lo scorso mese. Il dottor Giampaolo Palma, cardiologo con esperienza pluriennale e attualmente operativo presso un centro specializzato per le malattie cardiovascolari a Salerno, ha spiegato accuratamente quali possono essere state le reali cause di morte dei pazienti positivi al Covid.

L’anomalia di morti registrata nel bergamasco non sarebbe stata la diretta conseguenza di una polmonite interstiziale, ma piuttosto il risultato di microtrombosi venose.

Dopo aver eseguito diverse autopsie su 50 cadaveri all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e altre 20 realizzate invece al Sacco di Milano, la comunità medico-scientifica sembra arrivata a questa conclusione che cambia completamente la narrazione che è stata fatta fino a questo momento.

Sostanzialmente, i pazienti che sono deceduti in seguito ad un’infezione di Covid-19, al netto già di altre gravi patologie precedenti, avrebbero sofferto le conseguenze delle prime diagnosi sbagliate.

Il coronavirus non attacca prima i polmoni , ma colpisce soprattutto i vasi sanguigni, impedendo il regolare afflusso del sangue.

Si tratterebbe quindi di una malattia infiammatoria vascolare sistemica.

E’ lo stesso dottor Palma a spiegare come il virus attacchi l’organismo di una persona.

“Signori, Covid-19 danneggia prima di tutto i vasi, l’apparato cardiovascolare, e solo dopo arriva ai polmoni! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!”

Se dunque il Covid colpisce prima di tutto i vasi e l’apparato circolatorio, la naturale deduzione che ne consegue è che sostanzialmente è praticamente inutile ventilare artificialmente il paziente, se non addirittura dannoso, dal momento che i polmoni non ricevono abbastanza sangue.

“Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10.”

I respiratori artificiali hanno peggiorato le cose

Il punto della ventilazione artificiale è semplicemente fondamentale. L’intera emergenza è stata provocata in un primo momento dal fatto che non c’erano abbastanza posti nelle terapie intensive dove venivano appunto usati i respiratori sui pazienti che manifestavano sintomi da Covid.

L’ordine di restare a casa impartito dall’intero sistema sanitario nazionale e dal governo PD-M5S derivava sostanzialmente da questo assunto per evitare altri nuovi contagi e il conseguente congestionamento delle terapie intensive.

Ma i respiratori artificiali non avrebbero affatto risolto il problema, al contrario lo avrebbero aggravato.

Conferme in questo senso stanno arrivando anche dagli Stati Uniti.

Il dottor Cameron Kyle-Sidell, medico presso il Maimonides Medical Center di New York, riporta che l’uso dei respiratori artificiali avrebbe portato ad un peggioramento delle condizioni dei pazienti affetti da Covid, risultando nel loro conseguente decesso nell’80% dei casi.

La ragione è dovuta al fatto che la pressione ventilatoria sui polmoni di un paziente che non ha una polmonite interstiziale, affaticherebbero il sistema respiratorio e porterebbero ad un suo rapido aggravamento.

Il dottor Kyle-Sidell arriva a delle conclusioni simili a quelle del dottor Palma, quando definisce il Covid-19 non come “una polmonite, ma come qualche tipo di malattia viralmente indotta”.

Ma l’infiammazione come si è già detto precedentemente non attacca i polmoni, ma piuttosto i vasi sanguigni ed è da questi che bisogna partire per una corretta diagnosi, come spiega il cardiologo.

“Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto. Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo, era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.”

Le tromboembolie sono quindi dovute a delle infiammazioni che possono essere curate con dei farmaci piuttosto economici.

Soprattutto il punto fondamentale è quello che i ricoveri ospedalieri in questo caso sono praticamente inutili, se non controproducenti perchè si sottraggono posti letto a pazienti che avrebbero più bisogno di assistenza in ospedale.

E’ il caso delle persone decedute per infarto, la cui mortalità è praticamente triplicata da quando è stata dichiarata l’emergenza Covid.

Ma la conclusione più sconvolgente tratta dal dottor Palma è questa.

“Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti in tutti i reparti Covid non sono mai entrati malati di artrite reumatoide e ciò perché sono in terapia cortisonica.”

Il vero pericolo non verrebbe quindi dal Covid, quanto dall’infiammazione del sistema immunitario che porta alla distruzione cellulare.

Quanto sostenuto dal dottor Palma sembra essere stato già avallato anche da altri medici che sono giunti alle stesse conclusioni.

L’emergenza coronavirus è servita per instaurare una dittatura

Ma allora a questo punto, se il problema di tutta questa emergenze sono state delle diagnosi e delle terapie sbagliate, la pericolosità del virus sostanzialmente svanisce.

L’intero apparato mediatico e il governo, con le sue varie e costose task-force, hanno immediatamente associato la causa delle morti al coronavirus, senza nemmeno sapere che cosa fosse realmente accaduto.

A questo proposito, basti pensare alla lugubre sceneggiata dei camion militari a Bergamo che trasportavano via le salme delle persone estinte.

Si è veicolata l’idea che i corpi di quelle persone fossero affetti da una sorta di pestilenza e che era necessario cremarle quanto prima.

Ma la cremazione cancella le tracce e impedisce l’autopsia che invece chiarisce le cause di morte.

Sono iniziate a circolare, tra l’altro, foto false che mostravano una fila di bare in una stanza che in realtà erano le bare dei migranti morti a Lampedusa anni prima.

Tutto questo porta a dire che a Bergamo c’è stata una vasta operazione di terrorismo psicologico che aveva un unico obbiettivo: provocare nella popolazione uno stato di shock e panico completo.

Queste condizioni si sono rivelate fondamentali per poi instaurare un clima di paura generale, tale da motivare lo Stato di polizia nel quale si trova l’Italia.

Se il Covid si può curare a casa con farmaci a bassissimo costo, è evidente che l’emergenza allo stato dell’arte non c’è.

Tenerla in vita è il pretesto per continuare a comprimere inaccettabilmente le libertà personali dei cittadini.

Allo stesso modo, il mantra che si uscirà dalla crisi attraverso un vaccino è la prova della malafede completa del governo e dei grandi poteri sovranazionali che stanno dirigendo questo esecutivo fantasma.

La cura è stata già trovata. L’immunizzazione contro un virus che muta sarebbe completamente inutile,e potenzialmente dannosa.

Un altro aspetto che riguarda Bergamo è proprio quello dei vaccini.

Uno studio scientifico del Pentagono ha riportato che i vaccini aumentano del 36% i rischi dell’infezione da coronavirus.

Se si vanno a vedere i numeri delle vaccinazioni svolte nel bergamasco, si vedrà che c’è stata una massiccia immunizzazione dal novembre dello scorso anno proprio contro l’influenza e il meningococco.

Pochi mesi dopo, arrivava il coronavirus e si metteva in moto la macchina del terrore.

Ma questa macchina non aveva evidentemente l’obbiettivo di tutelare la salute dei cittadini.

Questa macchina voleva alimentare l’emergenza per gettare la popolazione italiana in uno stato di caos.

Ora la verità sta emergendo e chi vuole che si faccia giustizia per le persone morte a Bergamo, deve invocare l’intervento della magistratura.

Per negligenza o precisa volontà politica, si deve capire perchè e chi ha provocato quelle morti.

Quei morti sono stati il mezzo del regime per sospendere la Costituzione.

Quei morti meritano giustizia e gli italiani hanno diritto a sapere se sono state uccise delle persone intenzionalmente per instaurare uno Stato di polizia in Italia.

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